Lavoro Mobile – Parte prima

   lavoro mobile

 

 

Ve lo ricordate il lavoro mobile… Correva l’anno 2012, e dando seguito ad un semplice “accordo di indirizzo” del contratto integrativo siglato nel 2009, veniva alla luce un accordo che voleva volare alto. Con un verbale di intesa si introduceva un “nuovo modo” di intendere il lavoro, “…migliorando l’equilibrio tra vita privata e lavoro, fermo restando la salvaguardia … degli obiettivi aziendali”. Un testo che per scelta aziendale era privo di particolari attuativi ma muoveva dalla semplice nozione che tutto era regolato nel rapporto tra capo e collaboratore, se l’attività “… potrà essere svolta a distanza”, ovviamente “… assicurando il medesimo impegno professionale”. Nulla si diceva della durata, anzi di più si diceva che questa era “… stabilita di volta in volta…”, per un numero di giorni “… predeterminato nell’arco della settimana e concordato di volta in volta…”. Un accordo leggero che doveva appunto volare alto, si auspicava un utilizzo massivo e massiccio, minor costi per la società, salute. Tutto bellissimo insomma.

Il tutto, vale la pena di ricordarlo, anticipato da un periodo di test “pre accordo” la cui conclusione era, se possibile, ancor più incoraggiante dell’accordo stesso: contenti capi, collaboratori, qualità del lavoro addirittura migliorata. Si intravvedeva un mondo migliore.

Questo entusiasmo è durato un battito di ciglia, la visione arcaica del modo di lavorare ha infine avuto il sopravvento, ed ecco uscire le fatidiche FAQ che tarpavano le ali al giovane aquilotto: i giorni diventavano “… indicativamente per 1 o 2 giornate [alla settimana]…”. Una minima modifica, direte, ma che ha dato via libera a tutti quei responsabili che non vedevano di buon occhio il lavoro mobile. Da quel momento in poi, per molti nostri manager il numero di giorni possibili è diventato “al massimo di due”, per poi, diventare non più di uno e non il lunedì ed il venerdì, come se fosse implicito che lavoro mobile voleva dire allungarsi semplicemente il weekend.

Ed oggi cosa è diventato il lavoro mobile? E’ forse un modo per prevenire stress dovuto a lunghi e snervanti viaggi nel traffico, un aiuto per meglio affrontare le proprie esigenze personali nella vita di tutti i giorni, un diverso e più sereno modo di vivere la realtà lavorativa di ogni giorno; oppure un altro strumento a disposizione di manager che ne fanno un utilizzo “ad personam”, un benefit da disporre a proprio piacere, o peggio che lo negano invocando non meglio precisate impossibilità di usufruirne.

Eppure, era proprio dai manager che fecero quella sperimentazione, che si evinceva la assoluta praticabilità di quel modo di lavoro: personale contento, che meglio si gestiva il proprio tempo evitando, se non necessario, la fatica del trasferimento da casa, mentre la qualità e quantità di lavoro aumentava!

Eccoci qui, oggi a guardare il nostro aquilotto, sì spennacchiato ma, ancora per un po’, vivo: non in tutti i gruppi la visione arcaica ha prevalso, ma per fortuna per alcuni manager il futuro è oggi. Crediamo anche che, per potere riavere indietro quell’accordo che per un momento ha soddisfatto sia noi che la direzione, il silenzioso lamento che abbiamo più volte ascoltato dai nostri colleghi, debba diventare un rumoroso mugugno, e chissà, nel prossimo futuro un grido d’aquila.

 

 

Cornaredo, 27 gennaio 2017                                            La Commissione Lavoro Mobile RSU Castelletto e Agrate

 

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