Venerdì pomeriggio Danilo e Fulvio hanno deciso di andare a trovare i compagni della ALSTOM POWER ITALIA (GENERAL ELETTRIC).
I nostri compagni della ALSTOM ITALIA non se la passano bene. Sono stati licenziati circa 150 lavoratori che poi hanno occupato la fabbrica nella quale lavoravano.
Alcuni di loro, i più anziani hanno accettato la miseria di qualche mensilità per lasciare la ALSTOM ma per i più giovani, che sono quelli che ci hanno accolto accompagnandoci in un giro “turistico” nel gelido capannone, accettare le misere offerte della dirigenza non è stato possibile; quindi l’unica possibilità per provare a difendere un posto di lavoro che non c’era più, hanno occupato la fabbrica vietando l’accesso in essa anche a chi non era stato licenziato (personale impiegatizio).
In un angolo del capannone, “scocciando” del comune cellophane, sono riusciti ad isolare un angolo scaldato da stufette dove possono riunirsi e accogliere tutti coloro che li vanno a trovare. In quell’angolo caldo ci dormono, ci mangiano e continuano a presidiare la loro sede di lavoro.
Ci credono, e la loro resistenza ci ha commosso. Non sono abbandonati; venerdì pomeriggio abbiamo visto che la FIOM milanese, rappresentata da Giudici, era lì con loro e nel pomeriggio nell’angusta, ma accogliente saletta si sarebbe riunito l’apparato della CGIL regionale, infatti appena prima che ce ne andassimo abbiamo avuto modo di salutare Elena Lattuada e altre persone della segreteria regionale CGIL.
Mentre eravamo lì, un giornalista de “il Giorno” li stava intervistando e un fotografo mi consigliava su cosa fotografare.
Vivono anche grazie a quelli come noi che se la passano meglio e li aiutano in qualche modo. Continuano a presidiare la fabbrica imponendosi stoicamente una turnazione su tre turni.
Qualche spiraglio sembra concretizzarsi: ci hanno detto che a breve verranno ricevuti al MISE per aprire un tavolo sulla loro vicenda. Ci ricordavano che non erano in crisi e che la loro produzione era altamente qualificata –ci hanno fatto vedere macchinari, come un tornio lungo quasi 20 metri, unico nel suo genere-. Il tutto è avvenuto semplicemente per la volontà di portare all’estero la produzione di turbine ad un costo di fabbricazione minore, a detta della dirigenza.
Cosa possiamo fare noi?
Non abbandonarli! Linkare la loro pagina “facebook” con la nostra.
Continuare ad andare a trovarli, magari condividendo con loro parte del nostro tempo cercando di sostenere il loro sforzo.
Postare sul nostro sito le foto che abbiamo fatto e soprattutto parlarne.
Far capire alle gente di ST che il nido “coccoloso” , caldo e apparentemente sicuro nel quale lavorano è l’eccezione e non la regola; appena fuori di qui, si sta molto peggio.
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