La direzione ha esposto un comunicato di Federmeccanica, per spiegare la “bontà” della loro proposta per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Peccato che faccia riferimento a un’idea di società e di lavoro che è lontana dalla realtà e, soprattutto, dai bisogni concreti dei cittadini che lavorano.
Proviamo, “a spot”, a spiegare cosa, secondo noi, non va, e lo facciamo dal punto di vista ST:
- ST, per “difendere l’impresa e il lavoro”, deve investire e rilanciare ricerca ed innovazione, anziché continuare a licenziare persone (-6500 in dieci anni, altri 1400 in meno col nuovo piano di gennaio), e perdere know-how ed esperienza. Dirottare denaro verso azionisti e staff, invece, ottiene l’effetto di indebolire la struttura industriale, di ricerca, progettuale. Il futuro, insomma…
- Parlare di welfare in ST è quasi grottesco: infatti, “Il welfare alza lo stipendio” se non viene tagliato e ostacolato il part-time, se c’è il lavoro da casa (non solo quello gratis la domenica…), si discute finalmente il contratto integrativo (con la richiesta di un PdR che finalmente funzioni bene, di revisione del piano sanitario integrativo, voluto dai sindacati dal 2003, di una flessibilità d’orario più estesa e di molte altre cose utili alle persone). Il “welfare aziendale” si fa con anche pagando meglio le persone, con aumenti contrattuali adeguati e premi di risultato finalmente decenti. I buoni benzina/spesa e cose simili servono solo alle aziende per risparmiare tasse in quantità, mentre i tagli ulteriori ai servizi per coprire il mancato gettito costerebbero alle famigle molto di più dei piccoli vantaggi avuti con le “elemosine” aziendali. È, poi, vergognoso proporre i costi per il “welfare che alza lo stipendio” IN ALTERNATIVA ai premi di risultato: in questo modo, quel welfare lo pagheremmo noi, mentre le aziende ci risparmierebbero su le tasse!!
- La proposta di un nuovo “minimo di garanzia” nasconde una enorme fregatura: solo meno del 5% dei lavoratori metalmeccanici vedrebbe aumenti su quel minimo; tutti gli altri (compresi TUTTI i lavoratori ST) non vedrebbero mai più un centesimo, perché bastano le voci – contrattate nei decenni precedenti dai sindacati – aggiuntive al contratto nazionale, come premio di produzione, terzo elemento, scatti di anzianità, premio di risultato per togliere ogni speranza di vedere i futuri aumenti, visto che i nostri stipendi sono già molto oltre quel “minimo di garanzia”. La “nuova retribuzione detassata” non ci vede, di principio, contrari, a patto di capire come si recupera il gettito mancato, perché altrimenti sarebbe necessario, ancora, fare tagli ai servizi per le famiglie, scaricando su di esse il costo!
- Parlare di “formazione per tutti” è, in ST, una presa in giro: da quasi cinque anni tentiamo di includere nei piani di formazione finanziata una parte consistente della popolazione ST: gli operai – quasi metà dei lavoratori agratesi – sono da sempre TOTALMENTE ESCLUSI da questi piani, e solo l’anno scorso siamo riusciti, con fatica, ad imporre all’azienda un corso per 20 (venti!!!) persone (divenute poi 40) della produzione. È altrettanto impossibile ragionare di formazione finalizzata all’occupabilità delle persone, giacché ST ha in testa altri scopi ed altri criteri…
- Da tempo, in ST risulta difficile “fare insieme”: fatichiamo persino ad avere informazioni adeguate sulle strategie dell’azienda, come già prevede il contratto vigente; come si può parlare di “condivisione” e “responsabilizzazione” se i lavoratori ed i loro rappresentanti vengono ritenuti inadeguati a ricevere un’informazione decente e attendibile? Oppure quando ST fa pagare a tutti i suoi dipendenti (economicamente, ma anche coi posti di lavoro e la qualità stessa del lavoro per chi resta!) il costo delle crisi, lasciando per azionisti e staff premi e denari in quantità? Non sarà mica il modello Micron quello che ha in testa la ST, quando aderisce a questa propaganda?
Una bella presa in giro: ecco come potremmo sintetizzare il giudizio sul documento di Federmeccanica.
L’unica cosa utile per tutti noi è continuare a chiedere a gran voce di avere un BUON contratto nazionale, forte e giusto, e un BUON contratto integrativo aziendale, che risponda al meglio ai bisogni delle persone che lavorano in ST.
Cornaredo, 22 aprile 2016 la RSU di Castelletto