Nei giorni scorsi i giornali hanno descritto il dibattito sulle pensioni, tutt’ora in corso fra CGIL-CISL-UIL e Governo, come se fosse già bell’e concluso, con tutti gli “attori” d’accordo su tutto salvo qualche particolare. Hanno anche parlato di “accordo” sottoscritto.
Non è proprio così, perlomeno non su tutto.
Anzitutto, non è stato firmato alcun accordo, ma solo un “verbale di sintesi”, cioè un documento che tiene traccia delle singole, diverse posizioni sui diversi punti, così da rappresentare la base per la ripresa del negoziato.
Ci sono, naturalmente, novità interessanti positive (pensiamo, per esempio, a favorire chi ha cominciato a lavorare molto presto, cioè i cosiddetti “precoci”, così come per chi fa lavori usuranti), su cui è giusto che tutti i soggetti si dicano soddisfatti.
Ci sono, però, ancora differenze importanti su altri punti, come per esempio l’APE (l’uscita anticipata fino a tre anni per chi dovrebbe andare in pensione di vecchiaia). La CGIL NON è d’accordo con la soluzione prospettata, NON è d’accordo a consegnare a banche ed assicurazioni il destino di chi deve andare in pensione e vuole anticipare l’uscita, PENSA che la “flessibilità”, per chi ha fra 62 e 70 anni, debba avvenire senza penalizzazioni, perché c’è già la mancata maturazione dei contributi a ridurre l’entità dell’assegno pensionistico.
Riportiamo, in un’intervista a Susanna Camusso, una sintesi delle posizioni della CGIL, che in parte coincidono con quelle di CISL e UIL; appena li avremo, esporremo i documenti “ufficiali” per completare l’informazione.
Cornaredo, 4 ottobre 2016 la RSU di Castelletto